Bassetti: “Qualcuno ci spieghi i criteri usati dal Governo”. Numerose e forti le proteste all’interno delle regioni rientrate nell’area cromatica “rossa”.
Sottolineare e rendere pubblici i criteri utilizzati per stabilire l’attribuzione cromatica delle varie regioni in questo nuovo lockdown.
A chiedere maggiore chiarezza al governo è il direttore della clinica di Malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova Matteo Bassetti.
Una situazione di incertezza e di scarsa consapevolezza delle scelte effettuate dall’esecutivo che continua a far discutere animatamente.
In particolar modo nei territori regionali contraddistinti dal “rosso” e dall'”arancione”, ovvero quelle zone ritenute rispettivamente a “rischio alto” ed a “rischio medio-alto”.
“Occorre che i criteri stabiliti dal ministero della Salute per le zone rosse, gialle e arancioni siano resi pubblici”, chiede Bassetti durante un intervento su AdnKronos Salute.
I dubbi di Bassetti
“Se si è scelta la strada di valutare l’Rt delle singole Regioni allora se oggi sei in zona rossa, puoi cambiare ‘colore’ appena scende l’Rt?”.
“Mi chiedo, sono dei criteri dinamici? Oppure le scelte si sono basate sui dati già in possesso del ministero della Salute relativi al 19-25 ottobre? Qualcuno ci spieghi”.
Le stesse richieste vengono anche dai capigruppo alla Camera di Lega, Fratelli d’Italia, Forza Italia e Noi con l’Italia.
I quali pretendono di conoscere “i criteri che hanno determinato le scelte sulle zone di rischio in Italia”, sollecitando “urgentemente” l’intervento del ministro Roberto Speranza e del premier Giuseppe Conte.
Il nodo resta l’attribuzione cromatica differente a regioni che registrano gli stessi numeri in questa dichiarata nuova emergenza sanitaria.
Le regioni contro il Governo
Non solo la Lombardia spara a zero sull’esecutivo giallorosso: gli affondi arrivano anche dalle altre “regioni rosse”. La Calabria, infatti, è pronta ad impugnare la nuova ordinanza
“Questa regione non merita un isolamento che rischia di esserle fatale”, ha commentato il presidente facente funzioni Nino Spirlì.
Il quale ha spiegato a “Il Messaggero” che i ripetuti contatti avuti con membri dell’esecutivo e con Arcuri non hanno prodotto alcun risultato.
Emergerebbe quindi una “volontà, evidentemente preconcetta, di chiudere una regione i cui dati epidemiologici, di fatto, non giustificano alcun lockdown.”
“Soprattutto se confrontati con quelli delle nostre compagne di sventura: Lombardia, Piemonte e Val d’Aosta”. Fonte IlGiornale