Ilicic: “Il Coronavirus l’ho sentito sulla mia pelle, non è giusto vivere così”. Josip Ilicic è uno dei calciatori più forti della Serie A.
Per quasi due stagioni è imprendibile, quand’era in giornata anche i migliori difensori faticavano con lui. Dopo il poker di Champions League rifilato al Valencia, lo sloveno ha avuto una serie di problemi.
Ilicic ha contratto il Coronavirus e poi quando lo ha superato è entrato in depressione, e per questo è stato tanto tempo lontano dai campi.
Ora sta provando a recuperare, con l’aiuto di Gasperini e di tutta l’Atalanta che gli è stata vicina e lo coccola.
Il trequartista ricevendo il Premio Gasco 2020, che viene assegnato a un personaggio del mondo dello sport che si è distinto in particolare per un gesto di solidarietà.
Ha parlato della pandemia, delle difficoltà di Bergamo, la città che lo ha accolto, e per la prima volta ha parlato anche delle sue difficoltà
“Sinceramente sono senza parole. Una cosa del genere per me vale più di tutto. Questo è un premio non solo mio ma di tutta la squadra e Bergamo: abbiamo passato momenti molto difficili.”
“Il Covid l’ho sentito anche sulla mia pelle. Spero possiamo uscirne tutti insieme il prima possibile. Non è giusto vivere così”
“Soprattutto per la gente che lavora ventiquattro ore su ventiquattro. Spero veramente di cuore che tutto questo passi e ricominciamo a vivere.”
Parole splendide quelle di Ilicic che è un ragazzo molto sensibile e non aveva bisogno di vivere questo dramma sulla sua pelle per capire tante cose.
Quando l’Atalanta lo scorso 10 marzo giocò a Valencia in Champions League Ilicic fu grande protagonista, realizzò addirittura un poker, che permise ai nerazzurri di imporsi per 4-3.
Fu un successo celebrato il giusto da tutto l’ambiente, lo stesso calciatore venne esaltato ma non badò troppo a questo perché l’Italia soffriva per la pandemia e soprattutto Bergamo viveva giornate dolorosissime.
Ilicic è comunque protagonista in quei giorni perché decise di donare il pallone di Valencia-Atalanta all’Ospedale Giovanni XXIII di Bergamo.
Un gesto vero, concreto, di solidarietà. Perché quel pallone è stato poi messo all’asta, e con il ricavato è stato acquistato equipaggiamento medico. Fonte Fanpage