Trucidate 34 persone in un assalto a un bus in Etiopia. Nella giornata odierna è emersa la notizia che nella notte un commando di uomini armati ha assalito un autobus circolante nella regione di Benishangul-Gumuz. Nel settore occidentale dell’Etiopia, massacrando 34 persone in un efferato attacco terroristico.
L’azione si inserisce nel contesto della guerra interetnica nella regione di Benishangul-Gumuz vede le milizie Gumuz contro quelle Amhara e agli Agew che vivono a Tetelek.
A rendere noto il mondo del massacro è la Commissione etiope dei diritti umani, un organismo pubblico indipendente, che ha affermato come altri attacchi coordinati siano avvenuti e che la conta delle vittime sia destinata a crescere.
L’Ong descrive l’episodio come “un attacco insensato contro i civili” e ha spronato le autorità a esercitare in futuro un più stretto coordinamento tra forze di sicurezza regionali e federali.
Non è chiaro chi sia dietro l’azione, che rientra tuttavia in un quadro di fortissima tensione nel Paese.
Segnali preoccupanti per il Paese ritenuto negli scorsi mesi e anni il più promettente degli Stati africani. In quanto a prospettive di sviluppo, tasso di crescita e futuro politico e che da alcuni mesi conosce un riacutizzarsi delle tensioni interne.
Il premier etiope, Ahmed Abiy, ha accusato il Sudan di addestrare e proteggere i terroristi. Per quanto quest’ultimo Paese abbia recentemente “normalizzato” la sua posizione internazionale sul tema agli occhi degli Stati Uniti.
Nessun legame sembra esserci, invece, tra l’azione e l’escalation militare tra il governo centrale di Addis Abeba e i separatisti del Tigrè
Che nelle ultime ore hanno alzato la posta del confronto con il governo centrale provando a minare il suo legame con lo storico rivale al confine, l’Eritrea.
Le forze della regione, popolata dall’etnia storicamente dominante per quanto minoritaria nel Paese (6% della popolazione).
Hanno colpito l’aeroporto e un quartiere residenziale della capitale eritrea Asmara, con l’obiettivo di coinvolgerla nel conflitto.
Il massacro nell’Ovest del Paese mette sotto pressione la strategia nazionale del Premio Nobel per la Pace 2019
Che vede il suo Paese rischiare di sprofondare nei gorghi della violenza interetnica. Un equilibrio incrinato dal conflitto politico seguito al rinvio delle elezioni.
Poi tenute comunque dai tigrini, che ha prodotto un’escalation e la conseguente apertura di faglie mai completamente sanate all’interno del complesso mosaico etnico etiope.