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“Trump progetta colpo di stato”, il tweet

“Trump progetta colpo di stato”, il tweet di Enrico Letta. “Penso che si debbano usare le parole corrette. Trump sta progettando un colpo di stato. In maniera confusa ma concreta”.

E’ il tweet di Enrico Letta che si esprime così sulla situazione negli Stati Uniti dopo le elezioni di oltre 2 settimane fa. L’ex premier, nel cinguettio scritto in inglese, in particolare fa riferimento alla situazione del Michigan.

Come evidenzia uno dei due hashtag abbinati al messaggio. L’altro, altrettanto esplicativo, è #TrumpCoupAttempt, ‘Tentativo di colpo di stato di Trump’.

Il presidente, che prende posizione esclusivamente attraverso i tweet, ribadisce le accuse relative ai brogli elettorali. “Dimostreremo frodi elettorali massicce!”.

Ha twittato, allegando le dichiarazioni dei legislatori del Michigan da lui ricevuti ieri che hanno detto di “non essere al corrente d’informazioni che possano cambiare l’esito del voto”.

Ma Trump insiste e in un altro tweet sostiene che l’incontro con i legislatori “è stato diverso da quanto riportato sui media”. Dimostreremo frodi massicce e senza precedenti”, ha aggiunto.

Gli esperti non prevedono sorprese

Secondo la grande maggioranza degli esperti legali, ben difficilmente il risultato delle elezioni nazionali potrà cambiare nonostante i continui sforzi di Trump: tutti i ricorsi legali presentati dalla sua campagna per denunciare irregolarità sono stati ad oggi bocciati dai giudici perché privi di prove.

Biden sulla base dei risultati ancora in parte da certificare ha conquistato 326 voti nel Collegio elettorale rispetto al minimo necessario a vincere di 270. Trump ne ha 232.

Pressioni su Trump perché si arrenda

Davanti alle sconfitte, sono aumentate le pressioni su Trump perché ceda le armi a permetta la transizione a un’amministrazione Biden. 

Dalla prossima settimana o poco dopo potrebbe cominciare a svelare i nomi dei suoi futuri ministri, dal Tesoro al Dipartimento di Stato.

Appelli a Trump perchè si faccia da parte, in assenza di prove di manipolazioni del voto, sono risuonati sempre più ormai anche tra i repubblicani, dove si sono alzate nuove voci critiche: da Mitt Romney a Lamar Alexander al Senato, da Kay Granger a Lynn Cheney alla Camera.

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