Milano: party clandestini e zero mascherine: “NON abbiamo paura del COVID”. Gli ultimi arrivati poggiano una bottiglia di vodka e un’altra di whisky accanto alle altre sistemate nel cucinino, il pezzo principale dell’arredamento del loft oltre a due grandi divani e una lampada rossa.
La mezzanotte è passata da poco e una cinquantina di persone ballano con la musica techno e si dedicano all’antica arte del baratto. Per compensare la mancanza di un bar più tradizionale, si ripiega sul classico «ognuno porta qualcosa» in una delle sue varianti meno classiche
Nessuno indossa la mascherina, le porte sono chiuse e l’aria si fa sempre più pesante. Tacito accordo tra i partecipanti, gli smartphone non sono ben visti. Meglio tenerli in tasca. Per partecipare ai party clandestini milanesi bisogna far parte del gruppo WhatsApp giusto.
Il gruppo che raccoglie gli habituée e dove nel fine settimana ci si scambiano le informazioni per trovare l’appartamento “aperto”. Anche in questi giorni di lockdown, di zona rossa, di pandemia e di morte. Ma come si fa con i divieti e il coprifuoco ad alzare il volume della musica e organizzare un party?
Prima di tutto bisogna trovare il posto adatto. Lontano dal centro città, anche se di poco. L’ex complesso industriale Richard Ginori sta nel quartiere Ortica, incastrato tra la tangenziale Est e i campi. Sono centinaia di loft, alcuni ristrutturati, altri ancora no.
In alcuni vivono famiglie con bimbi, in altri artisti emergenti, c’è qualche laboratorio e un paio di studi musicali. All’ingresso di quello che è stato ribattezzato il «microcosmo creativo» di via Tucidide si trovano un piccolo parcheggio e una portineria con una fila di buche delle lettere.
Le prime feste sono iniziate quest’estate, con il falò e la musica fino a tarda sera. Senza particolari precauzioni, né mascherine né distanze, ma almeno si stava all’aperto. Se abiti in “Tuci” e in uno dei loft c’è la musica un po’ più alta, non è un problema per nessuno. Anzi.
Chi vuole, partecipa: anche questo, certo in altri tempi, può essere un esempio di buon vicinato. Ma anche con la seconda ondata, le feste sono continuate: da fuori, dalla strada che circonda il complesso, non si sente nulla nemmeno nel silenzio luttuoso degli ultimi mesi.
In alcune “stecche”, le vie di questo condominio diffuso, stanno le biciclette dei bimbi e i cartelli «Obbligatoria la mascherina», in altre sta chi non vuole rinunciare alla Milano festaiola, dove la droga è allo stesso tempo principale attrazione e assoluta normalità. Leggi anche qui
«Abbiamo bussato, ci hanno aperto senza chiederci nulla. Un amico ci ha spiegato come arrivare fino a qui» – raccontano M. e D., una coppia di trentenni. Lei lavora da casa per una grande azienda di consulenza. Lui invece no, al lavoro ci va ancora tutti i giorni. La stampa