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Rubavano batterie auto nelle isole ecologiche: 23 arresti

Rubavano batterie auto nelle isole ecologiche: 23 arresti tra Roma e Napoli. Rubavano batterie d’auto saccheggiando le isole ecologiche Ama per poi rivenderle, mettendo in piedi un vero e proprio traffico illecito di rifiuti.

Le forze dell’ordine, in una maxi inchiesta coordinata dalla Procura di Roma, su richiesta della Direzione Distretuale Antimafia, hanno reso esecutive le misure di custodia cautelare emesse dal giudice delle indagini preliminari, che hanno portato all’arresto di ventitré persone tra Roma e Napoli.

Il blitz è scattato all’alba di oggi, mercoledì 2 dicembre, e ha impegnato 120 militari e agenti tra Lazio e Campania. Tra gli arrestati, otto sono destinatari delle misure restrittive finiti ai domiciliari, costretti presso la propria abitazione.

Undici hanno a proprio carico obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria, mentre quattro hanno misure interdittive come il divieto di esercitare attività imprenditoriale per un anno.

Tutti sono ritenuti a vario titolo di essere responsabili del reato di associazione per delinquere, che aveva come scopo la commissione di una serie indeterminata di reati contro l’ambiente, traffico illecito di rifiuti, autoriciclaggio, furto, ricettazione e sottrazione di cose sottoposte a sequestro.

Un giro d’affari che in sei mesi ha fruttato 400mila euro. Le forze dell’ordine nell’ambito dell’operazione hanno sequestrato circa 40 tonnellate di batterie esauste e undici automezzi.

Le batterie erano vendute all’estero o reintrodotte nel circuito legale

Le indagini coordinate dalla Procura di Roma sono partite ad ottobre 2018 per concludersi a giugno 2019. Tre i filoni sui quali hanno lavorato le forze dell’ordine che si sono poi riuniti, arrivando all’individuazione del traffico illecito di batterie al piombo esauste.

Nello specifico alcuni di essi, di etnia rom andavano alla ricerca di batterie infiltrandosi furtivamente nel Centro di Raccolta Ama di Cinecittà; dove sono messi a segno oltre cento furti nel giro di due mesi.

In alternativa, se le procuravano da soli, tramite una raccolta non autorizzata. Le batterie poi erano vendute ad un’organizzazione con base a Tor Sapienza, che le esportava all’estero, specialmente in Romania.

Oppure le reimmetteva nel circuito legale nazionale, grazie alla complicità di alcuni commercianti del settore che falsificavano la documentazione volta a certificare la provenienza lecita del rifiuto, conferendole ad un compiacente centro di raccolta autorizzato in provincia di Napoli. Seguici su FB

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